Autore: Raffaele Masto
Foto: Alessandro Rocca
“L’ho fatto perché ciò che è successo a me non accada ad altre ragazze“.

Giovane e timida, ha avuto il coraggio di denunciare la violenza subita. È una delle ragazze del programma di reinserimento sociale che il Consorzio LVIA-CISV promuove in Guinea Conakry con varie Ong locali e italiane e con il Ministero dell’Azione sociale. Ragazzi e ragazze di strada, raccoglitori di rifiuti, prostitute sono alcune delle fasce deboli supportate.

A vederla Koumba non ci si sarebbe mai immaginati che potesse compiere un gesto così coraggioso, invece è proprio lei la protagonista di una vicenda che dovrebbe essere un esempio in un paese in cui le violenze, fisiche e sessuali, si consumano, in molti casi in famiglia, nel silenzio di un sistema in cui le donne, anche le bambine, sono quelle che lavorano, che hanno la responsabilità del nucleo familiare, che allevano nidiate di figli e che devono sottostare alla mercé di desideri e sopraffazioni di altri membri, maschi, della famiglia.Un sistema ferreo, non scalfibile, immutabile che Koumba ha sfidato.

Lei, una ragazzina di quindici anni, esile, timidissima che solo con un filo di voce, la testa bassa e gli occhi che guardano la punta delle ciabattine infradito, riesce a raccontare la sua storia: «Ero in casa a svolgere le faccende domestiche quando un lontano cugino, molto più grande di me, ha cominciato a molestarmi, voleva avere un rapporto sessuale con me. Mi ha gettata a terra ed era già sopra di me quando io ho cominciato a gridare con tutta la voce che avevo in corpo» – Koumba fa una pausa, evidentemente non le è facile ricordare, prende fiato, alza per un istante gli occhi, poi quasi sottovoce continua: «Per fortuna le mie grida hanno attirato la mamma che è accorsa. A quel punto ho avuto la percezione di avere avuto la meglio, mi sono lasciata andare e ho pianto».
La storia di Koumba non ha niente di eccezionale se non fosse che questa ragazzina timida, dai tratti delicati, gli occhi grandi, miti ed espressivi, ha deciso di andare oltre, ha deciso di denunciare il suo potenziale violentatore.
Risultato: ora il cugino deve affrontare un processo per tentata violenza e lei è stata inserita in un programma di reinserimento per ragazze fragili gestito dal Consorzio LVIA-CISV in partenariato con una Ong locale.
È proprio l’assistente sociale di questa Ong, Saidou, a raccontare quale è stato il suo primo approccio con questa ragazzina insospettabilmente coraggiosa e decisa: «La mamma di Koumba era meno determinata della figlia, continuava a ripetere che il gesto del cugino si poteva sanare se si fosse organizzato il matrimonio, ma lei era decisamente contraria e ha fermamente voluto che l’iter giudiziario facesse il suo corso» – Saidou sorride soddisfatto come se i successi
di Koumba fossero anche i suoi – «È una ragazza molto determinata» – dice – «a dispetto del suo aspetto apparentemente fragile, sa bene quello che vuole. Ha detto che voleva fare la sarta e l’abbiamo collocata da una maîtresse che l’ha accolta nel suo atelier, con altre ragazze che imparano il mestiere».
È ancora Saidou a raccontare un piccolo episodio: «Il primo incontro con i due inviati di Hic Sunt Leones la preoccupava tantissimo. Mi disse che lei non aveva mai nemmeno sognato di parlare con dei ‘bianchi’, che queste cose le vedeva solo nel film, ma non si è sottratta e ora è tutta orgogliosa di esservi riuscita a parlare e della vostra attenzione alla sua storia».
Una storia a lieto fine, allora? Non ancora perché Koumba proviene da un contesto difficile: i suoi genitori sono di fatto separati, poi ci sono i fratelli e sorelle, nessuno ha un lavoro. Abitano praticamente in un garage minuscolo offerto temporaneamente dai vicini dopo che la loro casa, una malferma baracca, è stata inondata dalle ultime piogge.
Eppure è sorprendente veder uscire ogni giorno Koumba da questo contesto degradato per andare nel suo atelier: vestita con un certo vezzo, abiti semplici da pochi soldi, pulita e ordinata e una borsa da lavoro che non si può che definire commovente. La determinazione di Koumba sta tutta lì: un cestino candido, che sembra nuovo con all’interno fettucce di tessuto, cerniere recuperate da altri abiti e ripulite a dovere, aghi e filo conservati con cura, pezzi di stoffa che possono venire buoni. Tutto pulito, ripiegato con ordine come se quella borsa fosse stata preparata da una domestica in una villetta inglese elegantemente arredata.
HIC SUNT LEONES. L’Africa che non ti immaginiè un gruppo di sette giornalisti italiani appassionati di Africa.
Hanno lanciato la Campagna #dallapartedinice per raccontare le storie di bambine e ragazze che in varie parti dell’Africa hanno spezzato la catena della violenza. La storia di Koumba ne fa parte.